lunedì 18 dicembre 2023

La Carta Cinometrica Caratteriale

 La Carta Cinometrica Caratteriale

(tratto dal libro "Introduzione a The hidden key" - Claudio Mangini ©2021 ERA Edizioni)





«Quanto più domina la ragione critica,

tanto più la vita si impoverisce;

ma quanto più dell'inconscio e del mito siamo capaci di portare alla coscienza,

tanto più rendiamo completa la nostra vita»

 

(Carl Gustav Jung)


La Carta Cinometrica Caratteriale nacque poco prima del Meccanismo Cani Tutor con lo scopo di avere uno strumento particolarmente utile sul fronte dei recuperi comportamentali (visual thinking; cioè un modo di visualizzare una soggettività psicologica e psicometrica), estendendo la sua utilità all’ambito addestrativo.

Studiare un comportamento fino a misurarlo non significa semplicemente “pendere nota di cosa accade”, ma utilizzare le cognizioni di base con la consapevolezza delle possibili insidie. Accuratezza, rigore e attendibilità non hanno bisogno di equipaggiamenti costosi, soprattutto riferendoci ai cani e non a specie elusive o selvatiche come il lupo (Canis lupus lupus), ma di impegno, corretta modalità di osservazione e, possibilmente di un approccio accademico. Misurare un comportamento significa, per definizione, “quantificare le osservazioni assegnando loro dei valori secondo regole precise”; ed è proprio per questo motivo che tale misurazione è ritenuta necessaria da tutti i biologi e dagli psicologi del comportamento. Chi si occupa del comportamento di animali appartenenti alla stessa specie, in questo caso i cani, ritiene che i diversi individui siano in possesso di personalità distinte; impressioni che spesso possono essere confermate in maniera valida e attendibile. Allo stesso modo, anche per lo studio della personalità umana ci si avvale abitualmente delle valutazioni effettuate da osservatori. Le caratteristiche della personalità possono essere identificate con quei fattori interni e stabili nel corso dello sviluppo, che predispongono l’individuo a comportarsi in modo coerente nel corso della propria vita, distinguendo così una persona dall’altra. Nell’uomo la personalità può essere identificata da cinque fattori: energia, amicalità, coscienziosità, stabilità emotiva (nevroticismo) e apertura mentale. Queste misure risultano correlate con una serie di variabili tra cui la salute fisica e mentale, la qualità delle relazioni personali, la felicità, la scelta della professione, le prestazioni sul lavoro, le opinioni politiche e la criminalità (Ozer, Benet-Martinez, 2006). La ricerca sullo stile comportamentale nei bambini fa invece generalmente riferimento al temperamento, definito come l’insieme delle differenze individuali, a base innata, nello stile comportamentale, visibili sin dalla prima infanzia (Sanson et al., 2002). La valutazione degli animali può fornire informazioni utili anche per l’identificazione di quegli aspetti caratterizzanti gli stili individuali che non sarebbero altrimenti ottenibili. Questa metodologia osservativa consente di identificare nella loro globalità gli schemi comportamentali dei singoli soggetti, aspetti che rimarrebbero oscuri alla misurazione di eventi discreti, ed è in questo modo che diventa possibile identificare modelli di comportamenti che si verificano in una vasta gamma di condizioni, oltre che valutare quegli eventi che hanno luogo durante interazioni sociali anche complesse. Per esempio, Wemelsfelder, Hunter, Mendl et al. (2001) hanno lasciato che nove osservatori scegliessero liberamente i termini con i quali descrivere il comportamento di un gruppo di maiali. Le valutazioni indipendenti hanno evidenziato un accordo significativo nei termini applicati ad ogni suino, come “sicuro”, “nervoso”, “calmo”, o “eccitabile”. Una delle distinzioni che si dimostra più efficacie ed affidabile nella valutazione delle differenze di personalità di animali di specie diverse è quella tra gli individui coraggiosi e quelli timidi (Carere, Eens, 2005).  In questo contesto si inserisce la Cinometria Caratteriale, nella quale vengono presi in considerazioni quattro branche che accomunano gran parte dei mammiferi: il soggetto introverso, il soggetto estroverso, il soggetto edonista e l’individuo collaborativo.

Basta andare in una qualunque area cani per vedere le prime due differenze. In un gruppo aggregato si noteranno alcuni soggetti particolarmente estroversi, ed alcuni più riservati ed introversi. Questo ci deve far capire che, di fatto, esiste una differenza caratteriale tra le due tipologie che deve essere presa in considerazione per declinare quella soggettività della quale si sente tanto parlare, ma che si ferma all’analisi del temperamento, della tempra, della docilità e dell’attitudine di un cane.

Fu Carl Gustav Jung nel 1921 con il suo “Psychologische Typen” ("Tipi psicologici”) ad introdurre il concetto e a studiare i connotati psicologici del tratto introverso e di quello estroverso sostenendo che «i due tipi sono così diversi, ed il loro contrasto tanto appariscente, che la loro esistenza appare evidente senz’altro anche al profano di psicologia non appena la sua attenzione sia stata richiamata su questo insieme di fatti». Da Freud ai giorni nostri la psicologia ha identificato numerose tipologie di personalità, ma l'unico dato sul quale convergono i professionisti del settore è proprio l'universalità del tratto dualistico estroversione/introversione. Mentre la coscienza introversa si confronta con il mondo esterno, sul quale è affacciata attraverso i sensi, la coscienza introversa si confronta con il mondo interno, il quale viene recepito come sede della propria identità filtrando attraverso il mondo interno i dati esterni, dandogli peraltro significati soggettivi. Un cane introverso è un cane che riflette a lungo, resta sullo stimolo olfattivo molto più tempo di un individuo estroverso, ha un’andatura cauta e questo aiuta a comprendere le predisposizioni del soggetto a fini utilitaristici. Per fare un esempio, nel mondo della Protezione Civile, il cane adatto alla ricerca su macerie è un introverso, mentre quello adatto sulla ricerca in superficie è un estroverso. Introversione o estroversione classificano un modo di pensare e di conseguenza di reagire all'ambiente esterno, in base ad una tipologica visione del mondo esterno stesso. La differenza fondamentale delle due tipologie è l'attenzione particolare che una pone verso il soggetto e l'altra verso l'oggetto; una verso l'aperto, l'altra verso il chiuso: chi è attirato dall'aperto o dall'oggetto viene definito come estroverso, chi dal chiuso o dal soggetto viene definito introverso.

Scrive Susan Cain (2013) «La personalità, introversa o estroversa può servire come indicatore approssimativo della socialità. Per la loro salute mentale, gli estroversi necessitano di più interazioni rispetto agli introversi. Di fatto, per stare bene psicologicamente, gli introversi hanno bisogno di una certa dose di solitudine, di libertà dall’interazione con gli altri».

Le caratteristiche dei differenti tipi (introverso ed estroverso) provengono dal fatto che l’adattamento e l’orientamento dell’individuo si attua soprattutto mediante la funzione che in lui è più differenziata, ed è per questo che va saputa riconoscere nel cane, non solo per comprendere alcuni lati del suo comportamento, ma per migliorare anche il fronte sportivo e performativo/utilitaristico. D’altra parte molte razze si caratterizzano per tratti della personalità che li distinguono dalle altre, per esempio l’indipendenza e l’atteggiamento distaccato dei primitivi, e questo ci fa capire che i tratti possono appartenere quanto tanto alla razza di appartenenza quanto al singolo soggetto. A giocare un ruolo fondamentale c’è senz’altro la conseguenza del diverso regime di selezione applicato nelle varie parti del mondo, ma tutto ciò non inficia sulla soggettività, quanto su un lato, quello zootecnico, che va tenuto in debita considerazione.

La Carta Cinometrica Caratteriale è uno strumento della cold reading (tradotto letteralmente in lettura a freddo. È un termine mutuato dal mentalismo, e rappresenta un insieme di tecniche psicologiche volte a svelare i dettagli più profondi di soggetti sconosciuti. In ambito cinofilo la Cold Reading prevede l’applicazione sistematica della lettura dei segnali corporei, dei principi di psicologia comportamentale e del calcolo delle probabilità) che mira all’acquisizione di alcuni elementi di base, proponendosi di integrare, ma non annullare, i test comportamentali attualmente in uso. Questi sono delle misurazioni standardizzate di specifici comportamenti manifestati dal cane, evocati secondo una precisa procedura d’indagine sperimentale, ovvero sottoponendo l’animale ad una serie di situazioni controllate in cui l’unica variabile ammessa è il cane stesso. Pertanto, tali comportamenti sono selezionati poiché supposti rappresentativi della totalità del comportamento sul quale si vuole indagare (Serpell e Hsu, 2001). La medicina comportamentale, quindi il mondo veterinario e le Istituzioni, si basa su questo assunto per definire e diagnosticare una qualunque problematica comportamentale a carico di un animale domestico, al fine di intervenire con dei protocolli altrettanto standardizzati che mirino in prima istanza non al benessere animale, ma all’incolumità pubblica. Da qui ne deriva un’ampia gamma di test comportamentali a seconda del tipo d’indagine che si vuole condurre:

 

·         valutazione dell’aggressività (Planta e De Meester, 2007)

·         valutazione del temperamento dei cani nei canili sanitari e nei rifugi (Diederich e Giffroy, 2006)

·         selezione di cani per terapie assistite dagli animali (Weiss e Greenberg, 1997)

·         valutazione del temperamento in cani di proprietà (Taylor et al., 2006)

 

Parlando con diversi veterinari negli anni, per loro stesa ammissione, è però emerso che questi test presentano vantaggi e svantaggi, ma soprattutto:

 

·         forniscono risposte standardizzate,

·         richiedono molto tempo,

·         spesso non risultano attendibili sul medio termine,

·         i setting non sono spesso idonei ed influenzano la risposta comportamentale del soggetto. Sottoponendo più volte il cane allo stesso test può subentrare un processo di abituazione che va a inficiare la coerenza di indagine rendendola quindi meno valida

 

Non sono criticità di poco conto se consideriamo che dietro ad una valutazione c’è la responsabilità del benessere animale e dell’incolumità pubblica, ma occorre sottolineare che gli studi sul comportamento del cane sono piuttosto recenti e che, fino a poco tempo fa, erano ad esclusivo appannaggio del mondo medico, il quale procede non per osservazione, ma per metodi sperimentali.

La Cinometria Caratteriale, al contrario, nasce e si sviluppa sul fronte naturalistico, all’interno dell’etologia classica, della zoologia, e attraverso la psicologia sociale e canina, approfittando anche della metodologia sperimentale laddove serva. Lo scopo della cinometria caratteriale è la possibilità di declinare con estrema precisione la soggettività di ogni cane, e verrebbe da dire «Tutti i cipressi si assomigliano, altrimenti non potremmo classificarli come tali, ma nessuno è esattamente simile ad un altro», ed è proprio a causa dell’incidenza di questi fattori di similitudine e differenza, che resta difficile schematizzare le infinite possibilità di variazione del processo di individuazione, se non prendendo almeno gli elementi psicometrici di base come nel caso della cinometria caratteriale.

Ogni cinofilo, come ogni educatore, dovrebbe osservare vari piani di realtà per avere un quadro completo del cane (fisico, psichico, funzionale), altrimenti rischierebbe di restare ancorato a concetti superati, pregiudizi, o antropocentrismi attualmente molto in voga.

 

 

Definizione:

 

«La Cinometria Caratteriale è lo studio delle caratteristiche specifiche e dei tratti psicologici soggettivi del cane (cardinali, centrali, secondari, fisici). Divisa in quattro quadranti principali attraverso la definizione del tratto estroverso, del tratto introverso, del tratto collaborativo e del tratto edonista, la cinometria caratteriale individua ed identifica le caratteristiche di base del soggetto secondo un approccio euristico, empirico e multidisciplinare del comportamento canino. Lo strumento applicativo e vincolante della cinometria caratteriale è la Carta Cinometrica Caratteriale comprensiva del protocollo interpretativo ad essa allegato».


- La cinometria caratteriale è quindi la “misurazione psicologica” del singolo soggetto, la quale si ascrive e si integra nel più ampio contesto della zoognostica (scienza che studia e classifica gli animali in base ai loro caratteri morfologici, fisiologici ed alle loro attitudini). Il termine cinometria prende spunto dal cinometro, lo strumento utilizzato dai giudici nelle mostre canine per misurare l'altezza al garrese dei cani e la loro larghezza toracica (anche se quest’ultima, solitamente, si misura con un metro a nastro), e non va confusa con la cinometria (misurazione e classificazione dei cani (cino = cane, metrìa = misurazione), né con la cinognostica (cino = cane, gnostica = conoscenza).

La cinometria caratteriale, così come la Carta Cinometrica Caratteriale, avrebbe meritato un libro a parte data la complessità della materia, ma nel libro “The hidden key - La chiave perduta” c’è un intero capitolo dedicato a questo particolare strumento, unitamente ad una vasta bibliografia di riferimento.


 Claudio Mangini