lunedì 8 gennaio 2024

I lupi del Mulino Bianco

 


Partiamo da questo post della pagina Facebook Biologicamente del 7 gennaio 2024.








La cosa che colpisce è la frase, di stampo promozionale, di un’educatrice cinofila la quale, nel leggere e condividere questo post scrive «… e se lo dice Biologicamente» abbellendo il tutto con un bel cuore.

 



Seppure si tratti di uno scritto che quantomeno allega uno straccio di fonti, tutto il testo gira su un (falso) equivoco relativo alla figura del “lupo Alpha”, equiparato dalla famigerata "opinione diffusa" ad un (CIT) «boss che impone il suo status sociale da bulletto, colui che, prima di tutti, avrebbe il sacrosanto diritto di sguinzagliare il suo pipo lupesco e inseminare la sua regina: la femmina alfa».

In sostanza, questo curioso animale sarebbe – secondo il sentir comune - un bullo di periferia dal primario accesso all’accoppiamento, e per specificare meglio, l’autore conclude il suo pensiero con (CIT) «…è come se ci fosse una sorta di gerarchia: re e regina al vertice della piramide, seguiti dal maschio beta fino al maschio omega, quello maltrattato da tutti i lupi che lo precedono. Quindi, il lupo alfa esiste? No».

In realtà, da quali ricercatori o studiosi del lupo l’autore abbia letto tutte queste cose resta un mistero. Diciamo che forse fa leva sul famoso “sentito dire” dell’altrettanto famoso “cuggino” che peraltro non ho mai sentito con le mie orecchie. In subordine mi viene però l’idea che a promuovere tutte queste sciocchezze possa essere stato qualcuno del mondo cinofilo, ma anche in questo caso, nessun collega è mai venuto a dirmelo di persona. Mistero.



Prendendo dunque per buono quello che l’autore scrive, in assenza di fonti, veniamo al contenuto.

(CIT) «Il lupo Alpha non esiste».

Esiste eccome; così come esiste una coppia Alpha: peraltro l’unica a riprodursi. E fu proprio lo stesso Prof. David Mech (citato tra le fonti) a dimostrarlo dopo aver preso una clamorosa cantonata nella quale riprendeva e avallava gli studi fatti nel 1947 dallo studioso Rudolph Schenkel. Anzi: il Prof. Mech, una volta accortosi dell’errore, dovette andare in causa con l’editore del libro “The Wolf: Ecology and Behaviour of an Endangered Species” (1970) per toglierlo dalla circolazione e vietarne le ristampe, ma senza successo. Vale la pena sottolineare che nello stesso libro viene introdotto il concetto di “capobranco” e di “alpha roll”, così come credo sia giusto ricordare che Rudolph Schenkel, però, scrisse nella prima pagina che le sue osservazioni erano state fatte su animali in cattività, esprimendo al contempo possibilità di errori proprio per questo fatto.



Biologicamente continua poi nella sua arringa scrivendo (CIT) «In natura, in un branco di lupi, la figura del maschio alfa non esiste» omettendo di specificare «quel tipo di maschio Alpha» - quello descritto dal fantomatico cuggino - ma non stupisce, visto che tutto l’articolo sembra voler descrivere il lupo come un animale uscito dalla pubblicità del Mulino Bianco, ed è comprensibile visto il periodo storico che stiamo attraversando: un brutto momento in cui ogni scritto o azione è sotto il ricatto dell’ipocrita politically correct (che nelle discipline zoologiche non esiste).

Ma sì: diciamo quindi che “un branco di lupi è più simile ad un’impresa familiare iscritta al registro fornitori della Disney” – cosicché aumentino i like e gli iscritti al canale. Lasciamo da parte la zoologia, visto che perfino nei moderni corsi per istruttori cinofili non si dice più la verità etologica dei cani, ma ciò che gli iscritti vogliono sentirsi dire.

L’autore passa poi in rassegna alcuni status sociali scrivendo (CIT) «Non esistono neanche i suoi subalterni beta e omega» andando contro sia ad ogni studio delle scienze sociali che alla zoologia, la quale descrive la gerarchia come un “sistema di organizzazione che s’incontra a diversi livelli nel controllo e nell’organizzazione del comportamento” (dizionario di etologia, Danilo Mainardi et altri). Sempre la stessa disciplina, così come l’etologia, descrive in modo piuttosto documentato il ruolo degli helper (chiamati anche “balia” – che sono dei “Beta” specializzati), piuttosto utili per la crescita dei cuccioli, così come ogni ruolo e status dell’intero sistema sociale.



Ora, sappiamo bene che quello dei lupi è un gruppo familiare nel quale la coppia Alpha è l’unica a riprodursi, ma pensare che i figli siano tutti gregari è un errore piuttosto grossolano, visto che alcuni di loro diventeranno degli Alpha passata la pubertà per formare a loro volta un nuovo gruppo sociale.

Tralasciando cosa siano i “Beta” e gli “Omega” – soprattutto nei cani, i quali hanno un diverso sistema sociale ben descritto da Bekoff (2019) – dobbiamo sempre tenere presente che trattasi di bias che possono o meno esprimersi a seconda dell’ambiente nel quale vivono. Sostenere che non esistono i sistemi di status, senza addurre alcuna prova nonostante le evidenze (vedi gli helper), è tutto fuorché autorevole.

Ultimamente, seppure solo nell’Università di GOOGLE, in riferimento alla coppia Alpha si sente spesso parlare di “coppia riproduttrice”, ma questo grazie all’ipocrisia del politically correct di cui sopra, non certo per altro.


Che dire poi dell’antropocentrico «Papà lupo e mamma lupo»? O di quel “addirittura” riferito al fatto che i lupi collaborano tra di loro per favorire la crescita della prole? 

Molte persone mi hanno chiesto cosa ne pensassi di questo articolo che, come si vede, vanta ben oltre trecento condivisioni.

Volendo riassumere, direi che se l’intento del post era quello di fare divulgazione sul lupo, è a mio avviso un'occasione mancata. In questo modo non si fa certo un buon servizio alla specie Canis lupus, tenendo presente che nemmeno i bambini credono più alla famiglia del Mulino Bianco.

Di fatto, la coppia Alpha esiste, così come esistono i sistemi di status e i ruoli, ma non mi meraviglierei di leggere tra qualche anno, sempre in nome dello squallido e ipocrita politically correct, qualcosa sul veganismo dei lupi. 




Claudio Mangini