giovedì 2 febbraio 2017

Siccome non possiamo uccidere i lupi, allora uccidiamo “Balto"




<<Siccome non possiamo uccidere i lupi, allora uccidiamo “Balto” – L’importante è uccidere un simbolo per dare il contentino a qualcuno>>.


Tutti noi teniamo alla purezza del lupo e al mantenimento del suo DNA, ma dobbiamo ricordarci che i fenomeni di ibridazione sono sempre esistiti, e continueranno ad esistere in proporzione alla crescita della specie selvatica e – soprattutto - alla mancata custodia dei cani (vaganti, randagi, da caccia, di famiglia).


(ibrido cane-lupo catturato a Stribugliano - provincia di Grosseto)


Seppure l’ibridazione s
ia un problema che vada in qualche modo affrontato, bisogna anche considerare che essa non rappresenta, almeno sotto il profilo numerico, un aspetto così significativo.
Volendo “spaccare il capello in quattro”, ancor più precisamente, va detto che non si sa nulla della reale ibridazione antropogenica tra lupo e cane dopo quasi cinquant’anni di ricerche e milioni di euro spesi per progetti comunitari.



(ibrido cane-lupo catturato in Molise)



In prima istanza, quindi, il problema andrebbe ridimensionato e visto con occhi più oggettivi, cominciando a fare luce su alcuni progetti per i quali sono andati via fiumi di denaro pubblico e che non hanno dato alcuna risposta o risultato convincente.
Successivamente, sempre in materia di “ibridi”, chiediamo a chi di dovere che fine abbiano fatto gli ibridi di lupo catturati in Maremma e del quale non si è più saputo nulla, a parte il fatto che alcuni di loro siano morti dopo la cattura.
Motivo del decesso? Circostanze? Erano in custodia a chi? Stiamo parlando di cuccioli.

Oggi pomeriggio sapremo il destino del lupo in Italia (almeno sotto il profilo formale ed Istituzionale), ma alcuni ricercatori attaccati ai carrozzoni politici stanno già spostando la questione sugli ibridi di lupo facendola passare per un’emergenza nazionale.

Spiace notare, però, che al momento non siano contemplate:
- inasprimento delle sanzioni per il bracconaggio (che alla fine resta impunito e si traduce in una sanzione amministrativa – multa - in caso di condanna…e dopo anni),
- una legislazione seria e soprattutto chiara in materia di ibridi (dove devono finire una volta catturati; perché levatevi dalla testa che debbano essere abbattuti).


02.02.2017
Claudio Mangini
Lega Italiana Diritti dell’Animale (L.I.D.A.)
WolfEmergency

mercoledì 1 febbraio 2017

Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia – riflessioni e nostra posizione



Claudio Mangini

- Lega Italiana Diritti dell’Animale (L.I.D.A.)
- WolfEmergency


Oggetto: “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” – riflessioni e nostra posizione.


Documento 1

(fonte)


- Che il “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” sia pieno di falle e stilato in maniera piuttosto superficiale, è un fatto.

Molti organi Istituzionali dicono “no” davanti all’inevitabile – e prevedibile - protesta dell’opinione pubblica, seppure il documento sia il frutto di un lavoro fatto a più mani da professionisti del settore  che vengono definiti “esperti”.
Nel vortice delle polemiche – più “di pancia” che riferite ai contenuti - nessuno ha sottolineato la totale inaffidabilità del documento stesso in materia di cani.

Nella nostra azione di contrasto e di forte dissenso nei confronti del documento, abbiamo pertanto  deciso di spostare l’attenzione proprio sul terreno dei contenuti, individuando velocemente una serie di criticità che non potrebbe permettersi nemmeno il neofita ai primi giorni di un qualunque corso per educatori cinofili.
Riteniamo che se questa è la cultura cinofila espressa da sedicenti esperti, dai quali dipende peraltro la vita e la morte di animali appartenenti ad un specie rigidamente protetta da oltre quarant’anni, per effetto di una proiezione realistica, siamo molto scettici sull’affidabilità dei contenuti riferiti al lupo.

Ecco uno stralcio


III.2. Azioni per prevenire la presenza di cani vaganti e l'ibridazione lupocane (pagina 29 del documento).


Azione 2.4: Controllo della diffusione e gestione delle razze canine ibridogenetiche.

Nelle ultime decadi, è aumentata in Italia la diffusione di ibridi cane-lupo e razze canine derivate da simili incroci. Alcune di queste razze hanno anche ottenuto riconoscimento formale dalle organizzazioni preposte (es. ENCI) e sono sempre più popolari, come ad esempio il cane lupo cecoslovacco e il cane lupo di Saarloos. In molti Paesi, queste razze sono vietate al commercio e detenzione, ma in Italia manca una specifica regolamentazione. La necessità di riportare questo fenomeno sotto controllo risiede nei casi molto frequenti di ibridi non controllati che sfuggono all’ambiente domestico e sono causa di danni al bestiame e ibridazione con il lupo. 

Priorità: alta
Tempi: entro 24 mesi dall’adozione del piano
Responsabili: Min. Salute, MATTM, MIPAAF
Programma: emanazione di nuove regole e norme per la detenzione e il commercio delle razze ibridogenetiche, anche valutando la loro messa al bando come animali da compagnia.
Programma di informazione sulla pericolosità potenziale e reale di queste razze.

Legenda:

- MATTM (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare)
- MIPAAF (Ministero delle Politiche Agrarie, Alimentari e Forestali)
  



 (Cane Lupo Cecoslovacco - foto dal web)


(Cane Lupo di Saarloos - foto dal web)



Ho sempre espresso la mia opinione in merito ai cosiddetti “amanti dei lupi”, dipingendone la maggior parte come veri e propri nemici del lupo; a partire da alcuni ricercatori, fino a molti  proprietari delle razze qui indicate che - sotto il profilo dell’informazione - hanno fatto nel tempo più danni del documento in oggetto.
Come da tradizione, anche questa volta nessun proprietario, Club, allevatore o specialista di razza, è intervenuto sulla questione “Cane Lupo Cecoslovacco” o “Cane Lupo di Saarloos”; razze di cani che nel Piano Lupo vengono descritte in modo completamente sbagliato, se non ridicolo.
Per inciso, non è assolutamente vero che <<…in molti Paesi, queste razze sono vietate al commercio e detenzione…>>, esattamente come non ha alcun fondamento il fatto che << …in Italia manchi una specifica regolamentazione>>.
Sono cani, peraltro di razze iscritte ENCI/FCI, e come tali seguono la regolamentazione di ogni altra razza.
Ci sono allevamenti con affisso in tutto il mondo di questi magnifici cani; soprattutto in Europa (Italia compresa), e diversi soggetti che si distinguono costantemente in Protezione Civile ed in altre discipline di utilità sociale.
A parte la Norvegia, Patria di una cinofilia che non ha niente da insegnare a nessuno, chiedo a questi “esperti” quali siano i “molti Paesi” – almeno dei 28 dell’Unione Europea - nei quali sarebbe <<vietato il loro commercio e la loro detenzione>>.

Per concludere, essendoci un serio rischio, nel caso in cui il Piano Lupo fosse definitivamente approvato, che queste due razze di cani (non si capisce il motivo per cui il Cane Lupo Italiano non rientri nel documento) possano subire un grave danno anche informativo e di interpretazione etologica, auspico che i Club di razza prendano seri provvedimenti al fine di tutelare le razze impropriamente descritte in questo documento.
Una volta che il “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia” sarà decaduto, dovremmo chiederci cosa ne faremo di questi esperti, dei loro affiliati e dei loro collaboratori.
Li lasceremo agire indisturbati su altri fronti? Continueremo a sostenerli con fondi pubblici?
A voi, cari lettori, le opportune risposte.


Claudio Mangini