La Carta Cinometrica Caratteriale
(tratto dal libro "Introduzione a The hidden key" - Claudio Mangini ©2021 ERA Edizioni)
«Quanto più domina la ragione critica,
tanto
più la vita si impoverisce;
ma
quanto più dell'inconscio e del mito siamo capaci di portare alla coscienza,
tanto
più rendiamo completa la nostra vita»
(Carl
Gustav Jung)
La Carta Cinometrica Caratteriale nacque poco prima del Meccanismo Cani Tutor con lo scopo di avere uno strumento particolarmente utile sul fronte dei recuperi comportamentali (visual thinking; cioè un modo di visualizzare una soggettività psicologica e psicometrica), estendendo la sua utilità all’ambito addestrativo.
Studiare
un comportamento fino a misurarlo non significa semplicemente “pendere nota di
cosa accade”, ma utilizzare le cognizioni di base con la consapevolezza delle
possibili insidie. Accuratezza, rigore e attendibilità non hanno bisogno di
equipaggiamenti costosi, soprattutto riferendoci ai cani e non a specie elusive
o selvatiche come il lupo (Canis lupus
lupus), ma di impegno, corretta modalità di osservazione e, possibilmente
di un approccio accademico. Misurare un comportamento significa, per
definizione, “quantificare le osservazioni assegnando loro dei valori secondo
regole precise”; ed è proprio per questo motivo che tale misurazione è ritenuta
necessaria da tutti i biologi e dagli psicologi del comportamento. Chi si
occupa del comportamento di animali appartenenti alla stessa specie, in questo
caso i cani, ritiene che i diversi individui siano in possesso di personalità
distinte; impressioni che spesso possono essere confermate in maniera valida e
attendibile. Allo stesso modo, anche per lo studio della personalità umana ci
si avvale abitualmente delle valutazioni effettuate da osservatori. Le
caratteristiche della personalità possono essere identificate con quei fattori
interni e stabili nel corso dello sviluppo, che predispongono l’individuo a
comportarsi in modo coerente nel corso della propria vita, distinguendo così
una persona dall’altra. Nell’uomo la personalità può essere identificata da
cinque fattori: energia, amicalità, coscienziosità, stabilità
emotiva (nevroticismo) e apertura
mentale. Queste misure risultano correlate con una serie di variabili tra
cui la salute fisica e mentale, la qualità delle relazioni personali, la
felicità, la scelta della professione, le prestazioni sul lavoro, le opinioni
politiche e la criminalità (Ozer, Benet-Martinez, 2006). La ricerca sullo stile
comportamentale nei bambini fa invece generalmente riferimento al temperamento,
definito come l’insieme delle differenze individuali, a base innata, nello
stile comportamentale, visibili sin dalla prima infanzia (Sanson et al., 2002).
La valutazione degli animali può fornire informazioni utili anche per
l’identificazione di quegli aspetti caratterizzanti gli stili individuali che
non sarebbero altrimenti ottenibili. Questa metodologia osservativa consente di
identificare nella loro globalità gli schemi comportamentali dei singoli soggetti,
aspetti che rimarrebbero oscuri alla misurazione di eventi discreti, ed è in
questo modo che diventa possibile identificare modelli di comportamenti che si
verificano in una vasta gamma di condizioni, oltre che valutare quegli eventi
che hanno luogo durante interazioni sociali anche complesse. Per esempio,
Wemelsfelder, Hunter, Mendl et al. (2001) hanno lasciato che nove osservatori
scegliessero liberamente i termini con i quali descrivere il comportamento di
un gruppo di maiali. Le valutazioni indipendenti hanno evidenziato un accordo
significativo nei termini applicati ad ogni suino, come “sicuro”, “nervoso”,
“calmo”, o “eccitabile”. Una delle distinzioni che si dimostra più efficacie ed
affidabile nella valutazione delle differenze di personalità di animali di
specie diverse è quella tra gli individui coraggiosi
e quelli timidi (Carere, Eens, 2005).
In questo
contesto si inserisce la Cinometria Caratteriale, nella quale vengono presi in
considerazioni quattro branche che accomunano gran parte dei mammiferi: il
soggetto introverso, il soggetto estroverso, il soggetto edonista e l’individuo collaborativo.
Basta andare in
una qualunque area cani per vedere le prime due differenze. In un gruppo
aggregato si noteranno alcuni soggetti particolarmente estroversi, ed alcuni
più riservati ed introversi. Questo ci deve far capire che, di fatto, esiste
una differenza caratteriale tra le due tipologie che deve essere presa in
considerazione per declinare quella soggettività della quale si sente tanto
parlare, ma che si ferma all’analisi del temperamento, della tempra, della
docilità e dell’attitudine di un cane.
Fu Carl Gustav
Jung nel 1921 con il suo “Psychologische Typen” ("Tipi psicologici”) ad
introdurre il concetto e a studiare i connotati psicologici del tratto
introverso e di quello estroverso sostenendo che «i due tipi sono così diversi,
ed il loro contrasto tanto appariscente, che la loro esistenza appare evidente
senz’altro anche al profano di psicologia non appena la sua attenzione sia
stata richiamata su questo insieme di fatti». Da Freud ai giorni nostri la
psicologia ha identificato numerose tipologie di personalità, ma l'unico dato
sul quale convergono i professionisti del settore è proprio l'universalità del
tratto dualistico estroversione/introversione. Mentre la coscienza introversa si
confronta con il mondo esterno, sul quale è affacciata attraverso i sensi, la
coscienza introversa si confronta con il mondo interno, il quale viene recepito
come sede della propria identità
filtrando attraverso il mondo interno i dati esterni, dandogli peraltro significati
soggettivi. Un cane introverso è un cane che riflette a lungo, resta sullo
stimolo olfattivo molto più tempo di un individuo estroverso, ha un’andatura
cauta e questo aiuta a comprendere le predisposizioni del soggetto a fini
utilitaristici. Per fare un esempio, nel mondo della Protezione Civile, il cane
adatto alla ricerca su macerie è un introverso, mentre quello adatto sulla
ricerca in superficie è un estroverso. Introversione o estroversione
classificano un modo di pensare e di conseguenza di reagire all'ambiente
esterno, in base ad una tipologica visione del mondo esterno stesso. La
differenza fondamentale delle due tipologie è l'attenzione particolare che una
pone verso il soggetto e l'altra verso l'oggetto; una verso l'aperto, l'altra
verso il chiuso: chi è attirato dall'aperto o dall'oggetto viene definito come estroverso, chi dal chiuso o dal
soggetto viene definito introverso.
Scrive Susan Cain
(2013) «La personalità, introversa o estroversa può servire come indicatore
approssimativo della socialità. Per la loro salute mentale, gli estroversi
necessitano di più interazioni rispetto agli introversi. Di fatto, per stare
bene psicologicamente, gli introversi hanno bisogno di una certa dose di
solitudine, di libertà dall’interazione con gli altri».
Le caratteristiche
dei differenti tipi (introverso ed estroverso) provengono dal fatto che
l’adattamento e l’orientamento dell’individuo si attua soprattutto mediante la
funzione che in lui è più differenziata, ed è per questo che va saputa
riconoscere nel cane, non solo per comprendere alcuni lati del suo
comportamento, ma per migliorare anche il fronte sportivo e performativo/utilitaristico.
D’altra parte molte razze si caratterizzano per tratti della personalità che li
distinguono dalle altre, per esempio l’indipendenza e l’atteggiamento
distaccato dei primitivi, e questo ci fa capire che i tratti possono
appartenere quanto tanto alla razza di appartenenza quanto al singolo soggetto.
A giocare un ruolo fondamentale c’è senz’altro la conseguenza del diverso
regime di selezione applicato nelle varie parti del mondo, ma tutto ciò non
inficia sulla soggettività, quanto su
un lato, quello zootecnico, che va tenuto in debita considerazione.
La Carta Cinometrica Caratteriale è uno strumento della cold reading (tradotto letteralmente in lettura a freddo. È un termine mutuato dal mentalismo, e rappresenta un insieme di tecniche psicologiche volte a svelare i dettagli più profondi di soggetti sconosciuti. In ambito cinofilo la Cold Reading prevede l’applicazione sistematica della lettura dei segnali corporei, dei principi di psicologia comportamentale e del calcolo delle probabilità) che mira all’acquisizione di alcuni elementi di base, proponendosi di integrare, ma non annullare, i test comportamentali attualmente in uso. Questi sono delle misurazioni standardizzate di specifici comportamenti manifestati dal cane, evocati secondo una precisa procedura d’indagine sperimentale, ovvero sottoponendo l’animale ad una serie di situazioni controllate in cui l’unica variabile ammessa è il cane stesso. Pertanto, tali comportamenti sono selezionati poiché supposti rappresentativi della totalità del comportamento sul quale si vuole indagare (Serpell e Hsu, 2001). La medicina comportamentale, quindi il mondo veterinario e le Istituzioni, si basa su questo assunto per definire e diagnosticare una qualunque problematica comportamentale a carico di un animale domestico, al fine di intervenire con dei protocolli altrettanto standardizzati che mirino in prima istanza non al benessere animale, ma all’incolumità pubblica. Da qui ne deriva un’ampia gamma di test comportamentali a seconda del tipo d’indagine che si vuole condurre:
·
valutazione
dell’aggressività (Planta e De Meester, 2007)
·
valutazione
del temperamento dei cani nei canili sanitari e nei rifugi (Diederich e
Giffroy, 2006)
·
selezione
di cani per terapie assistite dagli animali (Weiss e Greenberg, 1997)
·
valutazione
del temperamento in cani di proprietà (Taylor et al., 2006)
Parlando
con diversi veterinari negli anni, per loro stesa ammissione, è però emerso che
questi test presentano vantaggi e svantaggi, ma soprattutto:
·
forniscono
risposte standardizzate,
·
richiedono
molto tempo,
·
spesso
non risultano attendibili sul medio termine,
·
i
setting non sono spesso idonei ed influenzano la risposta comportamentale del
soggetto. Sottoponendo più volte il cane allo stesso test può subentrare un
processo di abituazione che va a inficiare la coerenza di indagine rendendola
quindi meno valida
Non
sono criticità di poco conto se consideriamo che dietro ad una valutazione c’è
la responsabilità del benessere animale e dell’incolumità pubblica, ma occorre sottolineare
che gli studi sul comportamento del cane sono piuttosto recenti e che, fino a
poco tempo fa, erano ad esclusivo appannaggio del mondo medico, il quale
procede non per osservazione, ma per metodi sperimentali.
La
Cinometria Caratteriale, al contrario, nasce e si sviluppa sul fronte
naturalistico, all’interno dell’etologia classica, della zoologia, e attraverso
la psicologia sociale e canina, approfittando anche della metodologia
sperimentale laddove serva. Lo scopo della cinometria caratteriale è la
possibilità di declinare con estrema precisione la soggettività di ogni cane, e
verrebbe da dire «Tutti i cipressi si assomigliano, altrimenti non potremmo
classificarli come tali, ma nessuno è esattamente simile ad un altro», ed è
proprio a causa dell’incidenza di questi fattori di similitudine e differenza, che
resta difficile schematizzare le infinite possibilità di variazione del
processo di individuazione, se non prendendo almeno gli elementi psicometrici
di base come nel caso della cinometria caratteriale.
Ogni
cinofilo, come ogni educatore, dovrebbe osservare vari piani di realtà per
avere un quadro completo del cane (fisico, psichico, funzionale), altrimenti
rischierebbe di restare ancorato a concetti superati, pregiudizi, o
antropocentrismi attualmente molto in voga.
Definizione:
«La
Cinometria Caratteriale è lo studio
delle caratteristiche specifiche e dei tratti psicologici soggettivi del cane (cardinali, centrali, secondari, fisici). Divisa in quattro quadranti
principali attraverso la definizione del tratto estroverso, del tratto introverso,
del tratto collaborativo e del tratto edonista, la cinometria caratteriale
individua ed identifica le caratteristiche di base del soggetto secondo un
approccio euristico, empirico e multidisciplinare del comportamento canino. Lo
strumento applicativo e vincolante della cinometria caratteriale è la Carta Cinometrica Caratteriale comprensiva del protocollo interpretativo ad essa
allegato».
-
La cinometria caratteriale è quindi la “misurazione psicologica” del singolo
soggetto, la quale si ascrive e si integra nel più ampio contesto della zoognostica (scienza che studia e
classifica gli animali in base ai loro caratteri morfologici, fisiologici ed
alle loro attitudini). Il termine cinometria
prende spunto dal cinometro, lo
strumento utilizzato dai giudici nelle mostre canine per misurare l'altezza al garrese
dei cani e la loro larghezza toracica (anche se quest’ultima, solitamente, si
misura con un metro a nastro), e non va confusa con la cinometria (misurazione e classificazione dei cani (cino = cane, metrìa = misurazione), né con la cinognostica (cino = cane, gnostica = conoscenza).
La
cinometria caratteriale, così come la Carta Cinometrica Caratteriale, avrebbe
meritato un libro a parte data la complessità della materia, ma nel libro “The hidden key - La
chiave perduta” c’è un intero capitolo dedicato a questo particolare strumento,
unitamente ad una vasta bibliografia di riferimento.
Claudio Mangini