mercoledì 20 novembre 2013

Recupero comportamentale “Marlon”


"Marlon" è un giovane dobermann che ha visto ben sette educatori/istruttori cinofili prima di arrivare a me, ottenendo questo risultato:



(figurante: Giorgia Stilo)



Il cane mostrava evidente aggressività interspecifica e durante i test venne fuori anche qualche problema sul fronte intraspecifico.

Lo conobbi ad un seminario vicino a Verona, occasione nella quale si presentò assestandomi un vigoroso morso alle spalle.
Marlon non ci mise molto a ripetersi alcuni giorni dopo durante i primi tentativi di approccio perforandomi un piede da parte a parte.
Poco male: chi fa questo mestiere – sul campo, e non online – mette in conto questi episodi ed è abituato a vederli come una costante della propria quotidianità.

Nonostante il cane fosse passato da vari tipi di approccio – da quello gentilista a quello “classico” – l’ingestibilità era ormai arrivata ad un punto tale che nemmeno il veterinario poteva avvicinarsi per una semplice visita.
Da qui, la necessità di cominciare un percorso mirato nel quale si sono distinti – come sempre -  i miei formidabili “Cani Tutor” e l’etologia applicata.
Il lavoro di recupero è durato meno di un mese, ed il cane – con appropriate e specifiche tecniche – ha dimostrato una progressiva collaborazione, fino a diventare uno dei miei migliori ospiti.


Di seguito alcuni filmati relativi ai primi periodi di lavoro













Dal punto di vista intraspecifico, Marlon si mostrava piuttosto invadente negli approcci con i conspecifici e – a causa della sua insicurezza dovuta alla scarsa socializzazione – finiva con il mordere qualunque cane (maschi, femmine e cuccioli) incontrasse.
Come prescrive il meccanismo dei “Cani Tutor”, si comincia quindi con il “cold reading” (lettura a freddo – vedi libro “I cani tutor” – edizioni Altea - Roma), attraverso un area dedicata chiamata “reading gate”.

E’ una struttura simile al box, ma posta indoor, nella quale il cane paziente staziona per uno/due giorni e si limita ad osservare (e ad essere osservato) i cani tutor che si prenderanno cura di lui.
I cani tutor vengono inviati a conoscere il cane paziente attraverso una sequenza precisa e guidata (non casuale) tenendo presente i loro vari status sociali (vedi libro per le sequenze di invio sullo stimolo).

In questo filmato viene mostrato l’invio di un cane "balia" (femmina - pastore belga malinois), di un cane "beta" (femmina - staffordshire bull terrier) e di un cane "omega" (maschio - american shepperd mix - maschio).
Il cane "omega" viene invitato a mantenere la posizione per la "cold reading" dell'operatore cinotecnico.

NB: I comandi di invio e ritorno degli altri cani tutor sono guidati con il corpo da parte dell'operatore cinotecnico - e non con la voce - per limitare al massimo le possibili alterazioni sul fronte della comunicazione intraspecifica.





Il lavoro è stato quindi spostato sul fronte outdoor, dove Marlon comincia a prendere confidenza – in modo guidato - con i vari stimoli, con gli “effluvi” ed i “coni d’odore” dei cani tutor, e con tutti gli step del meccanismo (i “sette periodi”).
Partendo dalla definizione del “punto d’innesco”, fino all’attraversamento delle varie figure che lo compongono, si arriva ad un momento in cui nel meccanismo si  cerca di creare “l’accredito” con un singolo cane tutor; generalmente un “omega” o un “balia”.
La scelta tiene conto della soggettività riferita al cane paziente e del problema specifico.
In questo caso è stata scelta la femmina “balia” a causa dei numerosi deficit intraspecifici di cui soffriva Marlon.
L’accredito serve per il passo successivo: “la mediazione intraspecifica” con un altro conspecifico che solo il cane tutor conosce (nel caso specifico un maschio "alpha")

Il risultato è quello che si evince in questo breve filmato




Dopo questo passo, vengono inseriti i proprietari del cane paziente nel "drive di lavoro" (il lavoro di mediazione del cane tutor assume pertanto valori e caratteristiche molto più articolate)


Cani tutor: "Eugenio" (maschio alpha) e "Kissing Fine" (femmina balia)


NB: il ruolo del “mediatore” - ed il lavoro che questi svolge - non ha nulla a che vedere con lo “splittare” (dall’inglese “split”=“dividere”). Si noti infatti la connotazione della mediazione stessa, la quale è esente da ogni forma di violenza o divisione interpretata nella peggiore accezione del termine.
I cani, semmai (soprattutto alcuni status sociali ben definiti), splittano in modo autonomo e naturale, ma secondo il meccanismo dei cani tutor - se questo dovesse accadere - verrebbe ritenuto un fallimento, dal momento che la sicurezza dei cani (pazienti e tutor) viene messa al primo posto nella scala dei valori (nda).


Marlon viene quindi accreditato su un “intermedio” proveniente da un altro branco per verificare quanto il cane “balia” gli abbia trasmesso e la capacità personale di fare quindi riferimento alle proprie risorse endogene (cognitive).

NB: si noti nel finale del video lo "scambio delle basi", uno dei punti cardine che vengono guidati nel meccanismo cani tutor, il quale è ormai completamente ripristinato in Marlon (autonomamente).







Dopo l’ottenimento di questo risultato, viene messo nuovamente in atto il meccanismo dei cani tutor (effluvi e coni d’odore - vedi illustrazione)



(illustrazione di Marco Latella © - "I cani tutor" - edizioni Altea)



Parteciperanno al meccanismo - uno alla volta - i singoli elementi di un intero branco stabile sconosciuto a Marlon, con il conseguente inserimento di altre due figure sociali: “beta” e “omega”.
A mediare la socioreferenza il soggetto “intermedio” ed il soggetto “alpha” con cui Marlon si era già confrontato.

La presenza dei proprietari è a questo punto fondamentale e continua fino alla fine del percorso.





A questo punto Marlon viene messo di fronte ad altri due soggetti maschi (e a conduttori sconosciuti) che hanno appena finito il recupero comportamentale con lo stesso meccanismo (in questo caso, cane corso e alaskan malamute) per le verifiche di rito che simulino la quotidianità che lo attende una volta tornato a casa.