In un programma didattico leggo
“Addestrare” ed “educare” sono due concetti diversi:
- L’educazione favorisce la naturale tendenza del cane a
seguire le regole dettate dagli adulti
- L’addestramento lo rende capace di fare cose nuove,
particolari, e dirette a un fine specifico
Secondo questo scritto, quindi, i cani addestrati non verrebbero favoriti a seguire – nella loro tendenza naturale - le regole dettate dagli
adulti.
Sono pertanto considerati automi senza un passato che
imparano a fare cose nuove, particolari, e dirette a un fine specifico.
("Manara" - MONDIORING CLASSE DUE e cane attore)
Personalmente credo che “l’educazione” sia “l’anticamera
dell’addestramento”, il quale prevede delle basi – appunto – “educative” sulle
quali costruire un percorso più complesso che sia in grado di esaltare eventualmente
le attitudini naturali del cane.
Non si può “addestrare” senza un’attitudine; così come dovrebbe essere evidente che una particolare dote non si trova in tutti i cani.
Posto che la soggettività sia la base dalla quale ogni cinofilo
dovrebbe partire quando si approccia ad un cane, varrebbe la pena ricordare che
non tutti i cinofili sono addestratori, visto che è un’arte a tutti gli
effetti.
L’arte è per pochi, e la personalità è il suo sigillo. Tutto il resto è semantica.
("Era" - meticcia adottata dal canile di Ugento in preparazione per lo sheepdog)
Claudio Mangini