sabato 18 giugno 2011

"Il saluki"



Chi vuole conoscere il poeta, vada nel luogo del poeta”.

Mai frase più vera poteva essere presa in prestito dal contesto letterario, nel suo più ampio significato e respiro, per essere inserita nell'ambito della relazione uomo animale, con speciale riferimento a quella uomo-cane.

Potrei intitolare questo blog con un più semplice “l'incontro con un Saluki”: il “cane dei Beduini arabi”, il “signore del deserto”. Uno splendido animale capace di sfiorare i 70 km/h nella sua attitudine elettiva: la caccia “a vista”.
Sono passati molti anni dal giorno in cui ne vidi uno per la prima volta a Milano; un incontro fortunato che mi spinse a voler studiare “il mondo” di questa razza, antica e inalterata quanto la loro stessa relazione con l'uomo.
Gelosamente selezionato dalle popolazioni nomadi mediorientali per migliaia di anni, le quali ne hanno mantenuto le attitudini attraverso una selezione mirata e sacra, il Saluki può essere la rappresentazione più evidente dell'ingiustizia moderna in ambito cinofilo.
Un patrimonio genetico antichissimo che si scontra con la moderna civiltà occidentale e con le sue esigenze, incapace di trovare il punto di incontro nella partnership uomo-cane.
Per il Saluki l'uomo era un tempo il suo “capocaccia”; oggi un semplice proprietario di città.
Il suo deserto è diventato il giardino di casa o il parco pubblico, mentre l'altissimo istinto predatorio non viene più visto come un'attitudine, ma come un problema.
Sono inevitabilmente cambiati i connotati che legavano in un unico binomio l'uomo ed il Saluki, ma quest'ultimo è rimasto identico nella sua parte più profonda - genotipica e fenotipica – che provenga dall'Arabian Saluki Center di Abu Dhabi o da un qualunque allevamento occidentale.
Il Saluki, come tutti i cani del resto, si porta dietro uno spirito e una titolarità che è figlia della sua terra d'origine, e mai come in questa razza tale fattore è evidente.

Questo è ciò che il moderno concetto di educazione/addestramento – con i suoi bocconcini e i suoi metodi – non coglie, destrutturando al contempo l'anima di questo cane ed il senso stesso della sua esistenza.
Chiedere ad un Saluki di assomigliare, nelle azioni e nella quotidianità, ad un collie è come chiedere ad una Ferrari di fare la “Parigi-Dakar”.
Uniformare attraverso l'educazione/addestramento il comportamento tra le razze, tenendone conto solo in linea generale è la peggiore bestemmia cinofila di stampo gentilista, oltre che l'ingiusta semplificazione del concetto di “alterità” tanto caro ai gentilisti stessi che a molti professionisti provenienti dalle discipline zooantropologiche.

Il Saluki è “coursing”, è “racing”; è caccia o inseguimento su selvaggina artificiale. Non è “il bel cane da portare a passeggio”, né il cane da “educare” secondo criteri di un dalmata o di un golden retriever.

La domanda che mi viene fatta più spesso dai proprietari di Saluki (ma anche dai cosiddetti “cinofilosofi”) quando il loro compagno comincia a crescere e a mostrare il suo vero carattere è:-”Ma allora cosa dovrei fare per rendere felice il mio cane?”
La risposta è semplice:-”Non dovevi acquistarne uno; oppure rendersi conto che per un esemplare di questa razza si deve avere una sensibilità ed una cultura cinofila che travalica il concetto di “proprietà”, di “passeggiata”, di “educazione/addestramento” e di “ménage familiare urbano”.
Il Saluki è un cacciatore “istintivo”, intendendo nella parola “non particolarmente curato nell'aspetto stilistico dell'arte venatoria” e, conseguentemente, non bisognoso di addestramenti specifici per sua stessa natura (in sostanza, poco addestrabile).
Ha uno “stile di vita” unico che solo conoscendolo, e vivendolo a fondo, può diventare dialogo e intesa.
Il suo carattere è riservato e abbastanza timido (i beduini li hanno selezionati anche in questo modo perché ne temevano il furto dalle tribù rivali); è poco gratificato dai contatti fisici e non molto tollerante nei confronti delle manipolazioni, mentre in ambito intraspecifico ha uno scarso senso della competizione (venivano, e vengono usati nella caccia in coppia o in piccole mute) e una vocalizzazione piuttosto modesta.
Queste caratteristiche ne fanno un cane “atipico” per il proprietario medio, abituato a non vedere alcuna differenza tra una razza di cani e l'altra, ed è spesso capace di mettere in seria difficoltà molti educatori/addestratori cinofili occidentali, dal momento che il Saluki non considera il bocconcino come un innesco motivazionale sufficientemente valido, diventando oltretutto introverso di fronte ai comandi vocali violenti (ostinato e sfuggente in caso di coercizione).
L'omeostasi emozionale di questi splendidi cani viene determinata dal profondo equilibrio che solo il proprietario gli può infondere, attraverso la consapevolezza di tutti quei valori che insistono nella razza, unitamente ad uno stile di vita che ne esalti le sue vere qualità ed attitudini.
Per questi motivi il Saluki è stato spesso definito “il felino dei cani”.
Un Saluki non vede nell'appagamento umano (gli esercizi in binomio) un punto di forza; affatto. Ha un'indipendenza tale che gli permette di portare il suo proprietario sul suo stesso livello, trovandone velocemente ogni lato e sfumatura da cui ne trarrà delle conclusioni personali, molto spesso non in linea con le aspettative dell'uomo.
La lenta costruzione della fiducia, al contrario, si tradurrà velocemente in rispetto e questa nel conferimento dell'autorità da parte del cane.
Quello del Saluki è un mondo per pochi; un mondo di cui si deve percepire il privilegio d'appartenenza e in cui riscoprire l'essenza della relazione uomo-cane tramandata in purezza da millenni fino ai nostri giorni.
Semplificare questa esperienza è come sprecare un'occasione.

Nell'ambito dei moduli formativi E.R.A. i levrieri orientali (Gruppo X) sono considerati un vero e proprio punto di forza insieme alla falconeria. Due mondi così simili che si esprimono in altrettanti elementi – la terra e l'aria – così differenti, ma che danno la possibilità di calarsi in un'armonia ormai passata che può ancora far parte di noi.